Quando nascesti tu nacque un giardino
di Anibal Comparin – Casa Löic
Durante le settimane di Avvento di questo anno, abbiamo rivolto il nostro interesse al presepe e abbiamo visto che il primo presepe fu realizzato da San Francesco d’Assisi nel 1223. Per questo motivo abbiamo chiesto a Fabio, ospite del laboratorio di candele e appassionato della vita dei santi, di raccontarci la vita di San Francesco. Fabio ci ha raccontato che Francesco è nato ad Assisi nel 1182. Era figlio di un ricco mercante chiamato Pietro Bernardone e di una donna francese e in onore della Francia il padre decise di chiamare il figlio Francesco.
Da giovane faceva il cavaliere e partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, venne fatto prigioniero insieme ad alcuni suoi compagni e durante la prigionia si ammalò gravemente. Tornato ad Assisi decise di cambiare radicalmente e si dedicò ai poveri e al restauro di chiese in rovina.
Il padre lo diseredò e Francesco si spogliò di tutta la sua ricchezza dedicandosi solo ai poveri e ai malati. Nel 1219 fece un viaggio in Egitto e poi in Terra Santa. Al ritorno da questo viaggio realizzò il primo presepe a Greccio, mise al centro una mangiatoia, un bue e un asino vero, c’erano anche i pastori veri, abitanti del luogo e qui fece la celebrazione della Messa.
Dalla storia di San Francesco e dalla sua straordinaria intuizione di rappresentare la nascita di Gesù come era avvenuta a Betlemme, abbiamo pensato fosse bello fare dei presepi e mettere al centro il tema della nascita, raccontando anche ciascuno la propria.
Francesca King, del laboratorio di tessitura ci racconta così questa esperienza:
“Quest’ anno stiamo preparando il Natale in una maniera più originale. Stiamo raccontando tutti quanti come siamo nati, in tanto aspettiamo la nascita del bambino Gesù. Ogni laboratorio sta preparando un presepio diverso.
I giardinieri hanno presso un tronco del nostro bosco e hanno costruito una bellissima mangiatoia (presepio vuol dire a punto, “mangiatoia”) e tutti quanti prepariamo animali e personaggi da inserire all’interno.
I candelieri stanno realizzando presepini con i resti delle candele, sono veramente teneri e speciali.
I falegnami stanno producendo stelle di legno.
Infine, i tessitori, si sono dedicati in tanti modi alla realizzazione del presepe. Hanno cucito stelle di pannolenci. Hanno dipinto con l’acquarello e il sale le lune che appaiono come dei pianeti. Hanno dipinto stelle in omaggio agli amici del cielo e, ogni giorno, ne abbiamo appesa una, dedicando un pensiero ad una persona speciale.”
Nel cielo del nostro presepe, per esempio, c’è la stella di Vit, di Ingrid, la stella dello zio (di Francesca King che è venuto a mancare pochi mesi fa). Abbiamo pensato di appendere una stella per tutti i nostri cari.
Abbiamo iniziato anche a preparare un presepe con la lana cardata, simile a quello che abbiamo realizzato due anni fa e con il quale abbiamo vinto il concorso nel nostro paese, a Capena. Quest’ultimo, in particolare, è magico perchè il cielo, per come è realizzato, assomiglia alla famosa ‘Notte Stellata’ del celebre pittore Van Gogh.
In questo speciale presepe vi è una grotta nella quale Maria, Giuseppe, l’asinello e il bue stanno aspettando la nascita di Gesù bambino, il calore della famiglia che è in attesa della Nascita.
Proprio come questa immagine, anche noi, della comunità di Casa Löic, stiamo attendendo con la stessa intensità questa nascita, con l’augurio che questo anno sia migliore e che ci porti tanto affetto e tanto amore per tutti.
Ecco a voi alcuni dei racconti che ciascuno ha condiviso a tutto il gruppo:
“Racconto la mia nascita: mi chiamo Francesca King, sono nata il 27 maggio del 1972. Sono nata di domenica mattina, presto e c’era il sole di primavera. L’ospedale dove sono nata si chiama Policlinico Umberto I, a Roma. Nell’ospedale c’era la mia famiglia: papà Jonni, mamma Gabriela, nonna Andreina, zia Fiamma e altri parenti. Sono la prima figlia e non ho fratelli e sorelle. Quando ero piccola ero molto vivace, solare e giocavo molto; adesso che sono cresciuta, grazie all’affetto dei miei genitori, sono forte e ho tanto amore da regalare.”
“Simone Cipollini, racconto la mia nascita. Sono nato il 30 aprile 1996 e se non si sbrigavano a tirarmi fuori non sarei nato e non sarei qui. Mi hanno tirato fuori come un sacco di patate, non so dire in quale ospedale. Ero con mia madre e c’era anche mio padre; sono figlio unico e con me nella pancia di mamma non c’era nessuno. Dalla ecografia hanno capito subito che ero un ‘maschione’.”
“Anibal Comparin, sono nato il 17 maggio 1964 in Argentina. Sono nato alla casa dei miei nonni. Era una casa grande in piena campagna, simile a un vecchio casolare. La casa aveva 3 grande stanze e in quella centrale sono nato io. Era la stanza più bella, piena di quadri, con le foto dei nonni e di molti miei zii, perché mia nonna aveva 11 figli. La casa dei miei nonni era piena di alberi grandi, che in primavera fiorivano e facevano un tappeto di fiori per terra, c’erano anche molti alberi da frutta e animali: galline, cavalli, muche, pecore, asini, maiali. Sono nato assistito da una signora anziana che aiutava le mamme a far nascere i bambini.”
Ci sono stati diversi altri racconti di nascite tutti molto speciali e con tanti particolari, belli e straordinari come ognuno di noi è (Roberta, Chiara, Barbara, Lucia, Aurora, Angela).
Il racconto delle nascite è stato ricco e molto importante perchè ci ha aiutato a sciogliere dei nodi difficili e nascosti, regalandoci emozioni e sentimenti forti. È stato bello ascoltare ma anche vedere il modo originale di come alcuni hanno rappresentato la propria nascita, attraverso la realizzazione di sculture, pitture o racconti.
Possiamo affermare che ognuno di noi è un fiore, qualcuno è un fiore aperto, qualcuno è un fiore chiuso ma che sboccerà con il tempo e tutti quanti siamo un giardino profumato e particolare.
Il nostro lavoro quotidiano è stato accompagnato dalla lettura della nascita di Gesù secondo il Vangelo di Luca, che la racconta con queste parole:
“In quel tempo l’Imperatore Augusto con un decreto ordinò il censimento di tutti gli abitanti dell’Impero Romano. Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era imperatore di Siria.
Tutti andavano a far scrivere il loro nome nei registri, e ciascuno nel proprio luogo di origine. Anche Giuseppe partì da Nazareth, in Galilea, e salì a Betlemme, la città del re Davide, in Giudea. Andò là perché era discendente diretto del re Davide, e Maria sua sposa, che era incinta, andò con lui.
Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire, ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto”.
Per concludere abbiamo vissuto l’esperienza della spirale d’ Avvento; ognuno di noi l’ha percorsa e ha lasciato la propria luce in un punto del percorso.
Salutiamo tutti con le parole e la preghiera di Rudolf Steiner:
“Il Bambino Gesù nella sua innocenza è l’intimo essere dell’anima umana stessa, forte, innocente, piena di pace, che ci guida lungo il sentiero della nostra vita fino alle più alte mete della nostra esistenza.”
“Anima umana, quando sei debole, quando credi di non poter trovare le mete della tua esistenza pensa all’origine divina dell’uomo e sii consapevole che queste forze sono dentro di te e che sono anche le forze del massimo amore. Nel loro massimo sviluppo, scorgerai in te le forze che danno fiducia e certezza a tutto il tuo agire per tutta la tua vita, ora e nel più lontano futuro.”
Tessitura sociale a casa Loïc. Un nuovo inizio
Finalmente, dopo le ferie estive, tutti i laboratori di Casa Loïc hanno ripreso a pieno regime! Ed è
così che i telai del nostro centro diurno hanno ricominciato a fare progetti tessili e umani di grande qualità.
La Socioterapia ha avuto un grosso periodo di trasformazione con il Corona virus, ma noi non siamo rimasti indifferenti a tutto questo. Per la situazione di emergenza abbiamo dovuto fare tante cose che non ci saremmo mai immaginati, e i nostri lavori sono stati in pausa per cause di forza maggiore. Così la nostra coordinatrice e maestra d’arte tessile Barbara Valentin Zorrilla è stata quasi due anni impegnata a lavorare in casa famiglia per i nostri ospiti dell’associazione che vivono nel residenziale. Questo è stato un bellissimo periodo dove abbiamo potuto convivere in maniera intensa, eppure lì è riuscita a portare il nostro modo di vedere l’arte e la relazione umana in tanti modi. Abbiamo strutturato un ampio progetto creativo a partire dalla vita quotidiana e così siamo riusciti ad arredare la casa, decorarla, dipingere i muri con le velature a base di acquarello, realizzare cornici con collage per ogni stanza, ricami, costellazioni di stelle, ritratti, regali per i nostri cari, arazzi per ogni stagione… Ci siamo inventati di tutto per fare del momento d’emergenza un’opportunità di crescita, d’amore per il sociale, e così riuscire a far sbocciare con tanta delicatezza e calore i valori che noi possiamo vivere nel nostro quotidiano, ma magari nel mondo “esterno” facciamo maggiore fatica a trasmettere.
Abbiamo accettato tutti questi cambiamenti con grande eleganza e abbiamo potuto imparare tante cose da queste nuove forme di lavorare e vivere insieme. Dopo le vacanze estive, finalmente abbiamo ripreso a lavorare con maggiore tranquillità nel nostro amato centro diurno e la tessitura ha ricominciato a produrre alla grande.
Ci siamo ritrovate con tantissima gioia!
La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di riordinare tutto il laboratorio, scegliere i telai per ognuna di noi e approntare la mansarda come isola di benessere e luogo per dedicarsi a vari lavori artistici.
Il gruppo dei tessitori è nuovo e stiamo ancora cercando di conoscerci bene, imparare a tessere insieme e capire quali sono le nostre capacità o punti di forza. Ma noi siamo molto pazienti, perseveranti e impariamo ogni cosa con fierezza, perché sappiamo che tessere non è da tutti, che è un lavoro molto impegnativo e richiede il meglio di tutti noi ogni giorno. L’arte della tessitura è un oceano dove si può scorgere ogni piccolo errore, dove ci si impiega tantissimo a montare un telaio, dove possono accadere una marea d’imprevisti… E ogni giorno siamo felici di ritrovarci nella sfida di essere tessitori.
Durante il mese di settembre il gruppo si è preparato all’atmosfera di Michele, riflettendo sul tema della libertà. È stato un tema molto ricco, soprattutto dopo lo stato di emergenza che abbiamo vissuto, perché lo sentiamo con più forza.
Qui vi lasciamo la poesia che abbiamo letto in questa ultima settimana di settembre, per accompagnare la festa di Michele.
Rabindranath Tagore, “Sotto il cielo della libertà”
Dove la mente non conosce paura
e la testa si tiene alta,
dove il sapere è libero, a tutti,
dove il mondo non è chiuso
dalle pareti di una casa,
dove la mente è a Te indirizzata,
verso pensieri e azioni sempre più grandi,
sotto questo cielo di libertà, Padre mio,
fa’ che il mio popolo si desti.
Il gruppo delle tessitrici lavora con passione e impariamo sempre grazie all’ aiuto degli altri. Noi non possiamo fare nulla da soli, tessere è un processo lungo, complesso e pieno di dettagli che dobbiamo osservare con tanta cura. Con gli altri compagni tutto diventa più facile, ogni piccolo gesto, dal passaggio di una navetta a preparare un po’ dei gomitoli con un filato molto delicato!
Una delle nostre tessitrici, Francesca K., in questo momento si sta impegnando in un progetto di quattro sciarpe invernali chiamato “La notte stellata III”. Lei è una amante di Vincent Van Gogh e sono tre anni che prende ispirazione dalle opere del grande artista per realizzare i suoi progetti tessili. Lei sceglie una delle opere che le risuona di più interiormente, dopo osserviamo i colori per fare l’ordito e successivamente lavoriamo sulla trama. Siamo convinti che i tessuti che realizzerà saranno speciali e unici, pieni di creatività, che regaleranno magia a chi avrà il piacere di comprarli! Abbiamo sue sciarpe sparse per L’Europa: Madrid, Jaén, Milano, Roma, Padova, Firenze… Lei è veramente una artista sociale, oltre che tessere, Francesca fa dei dipinti molto originali che regaliamo a nostri amici di casa Loïc in occasione di compleanni e, ogni giorno dopo pranzo, ama scrivere i suoi sogni su un quaderno.
Francesca de M., invece, si sta dedicando ad un progetto tessile di tre sciarpe estive con colori autunnali, tutti scelti da lei con tanta originalità. Ogni tanto, quando tesse, esclama: “Sono felice!” e noi anche, siamo entusiasti perché è una grandiosa tessitrice, soprattutto con i pensieri.
Alessandra e Kelly, insieme alla nostra cara Aurora, che sta svolgendo il servizio civile italiano presso la nostra struttura, stanno realizzando un lavoro molto particolare. Si tratta di tovagliette ispirate al quadro di Klimt dal nome “Le tre età della donna”, un’opera che celebra il legame madre e figlio. È un lavoro che ci ha dato tanti spunti per lavorare sui legami con la famiglia, con i nostri cari nonni o familiari vari che ci sono nel mondo delle stelle e che ci guidano da lassù. Abbiamo parlato spesso dell’importanza della casa, della cura dei luoghi che per noi sono importanti, come la casa dei nostri genitori, il laboratorio stesso, o le case famiglia.
Roberta di B. sta realizzando un tessuto sfumato con diversi verdi da lei scelti. È veramente felice di essere nel nostro laboratorio e sta imparando a tessere velocemente perché presto vorrebbe realizzare dei cappotti rossi!
Brunella è la nostra pittrice, che crea anche dei collage fantastici. Attraverso le sue opere stiamo lavorando sulle emozioni quali la calma interiore, la tristezza, l’ agitazione…
I falegnami di Casa Löic ci hanno promesso che realizzeranno anche delle meravigliose cornici in legno che decoreranno i dipinti di Brunella, che così potrà vendere.
Nel nostro laboratorio sta imparando a tessere un po’ da tutti, e per lei abbiamo pensato di montare un telaio di campionatura da portare in mansarda, giacché lei ama lavorare in spazi silenziosi e dedicarsi a piccoli manufatti. Con questo telaio realizzerà dei tessuti che riporteranno i colori delle sue pitture.
Noi operatori, invece, stiamo preparando delle sciarpe con tessuti più complessi, per confrontarci e darci forza l’un l’altro.
Abbiamo iniziato le nostre collaborazioni con gli assistenti di manufatti esterni all’Associazione e siamo molto soddisfatti perché realizzeremo delle cose nuove che vi sorprenderanno.
La prima collaborazione sarà con l’Associazione Gentilin ONLUS, che si prende cura di una casa famiglia che accoglie genitori di bambini prematuri che si trovano all’ospedale Gemelli di Roma. Per loro abbiamo iniziato a pensare come arredare, con le nostre creazioni, la casa famiglia.
Abbiamo pure una bella novità per Casa Ingrid, dove Marta, la nostra collaboratrice, terrà un laboratorio di sartoria. Con lei e le nostre ospiti realizzeremo le rifiniture dei nostri tessuti e creeremo manufatti come borse, cuscini, arazzi, portateglie, tovaglie, ecc.
Abbiamo in cantiere un progetto con un’artista di gioielli così come con la nostra amica Aurelia, che realizzerà delle borse da riciclo facendo dialogare i nostri tessuti con altri recuperati, come vele delle barche, jeans, tessuti di ombrelloni, cinture delle machine, ecc.
La nostra cara amica Silvana, di Milano, ci sostiene nella realizzazione di baschi rifiniti all’uncinetto, che sono veramente molto belli.
Questo è solo l’inizio di tante nuove idee che si espandono e che ci fanno vedere che il nostro lavoro è sempre più gradito e riconosciuto. Siamo ancora in una fase in cui dobbiamo ben riflettere su come e con chi collaborare dopo la pandemia, ma, per fortuna, abbiamo la serenità e la libertà che ci permettono di tessere ogni mattina, con amore e devozione.
Vorremmo augurare a tutti un buon periodo di Michele, in cui ognuno possa rigenerare il ‘drago’ che ha in sé con coscienza e con rispetto.
Vi lasciamo la preghiera semplice di San Francesco, che stiamo leggendo ogni mattina a casa Loïc in questi giorni, come ringraziamento per questa lettura.
A presto!
Preghiera Semplice attribuita a San Francesco d’Assisi
Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dov’è discordia ch’io porti l’Unione,
dov’è dubbio fa’ ch’io porti la Fede,
dove è l’errore, ch’io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:
Se è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.
Amen.
di Barbara Valentin Zorrilla, maestra d’arte tessile del Laboratorio di Tessitura di Casa Loïc, Capena.
Henning Köhler, Pasqua 2021
Vivere la vita con i bambini ai tempi del Coronavirus
Una lettera ai genitori
E qualche parola ai giovani
Coronavirus senza fine. Il disagio si sta diffondendo. Qualcuno vorrebbe emigrare. (Ma dove?) Durante il primo lockdown nella primavera del 2020, più del 70% della popolazione tedesca condivideva le misure del governo; oggi, nella primavera del 2021, è solo circa il 30%, e la curva è in costante diminuzione.1
Tuttavia, incolpare “quelli lassù” per tutto è altrettanto comodo che seguirli ciecamente. La critica porta avanti solo se si riferisce a negligenze, errori o omissioni chiaramente identificabili.
Stiamo affrontando nuovi tipi di sfide (non solo per quanto riguarda il Covid-19). Molto cambierà, in un modo o nell’altro. Siamo solo all’inizio di un tempo di decisioni che avranno una vasta portata. Ogni individuo ha la sua parte di responsabilità per il modo in cui le cose si svilupperanno. Quello che serve prima di tutto è: più solidarietà con i socialmente deboli! Più democrazia! Più apertura e pluralità nel dibattito scientifico! Una nuova cultura della parola. Senza odio. Senza diffamazioni, risentimenti e accuse.2
Inoltre, dobbiamo prima di tutto prendere le cose come stanno e allo stesso tempo chiederci cosa si può fare praticamente contro la frustrante sensazione di esser in balia degli altri. È importante che voi, cari genitori, vi viviate come attori/attrici; come artefici della vostra vita e della vita dei vostri figli. Molto dipende da questo, specialmente adesso. Non c’è miglior rimedio contro la paura e la rassegnazione che risollevarsi e diventare attivi. Usare piccoli margini di azione nella vita quotidiana risulta spesso essere un grande passo avanti.
Le due parole magiche della pedagogia sono calore sociale e bellezza sociale.
Soprattutto in tempi difficili, dovremmo orientarci a queste. Non aspettatevi nessuna ricetta da me! Posso solo dare consigli sulla direzione da prendere e per il resto confidare nell’intuizione dei genitori. Perché i genitori in genere sanno meglio di chiunque altro di cosa i loro figli hanno bisogno. Solo che a volte dimenticano di saperlo. Il compito più alto del consulente pedagogico è proprio quello di ricordare ai genitori la competenza in loro possesso.
Dunque: cos’è bellezza sociale, come si crea calore sociale nel rapportarsi con i bambini? Ora avete un tema! Anche per le conversazioni con il vostro compagno, con la vostra compagna. Seguite questa traccia con particolare interesse! Scrivete i vostri pensieri al riguardo! Negli scout, il rituale di ammissione al gruppo comprendeva la promessa di fare almeno una buona azione al giorno, e nessuno doveva spiegare ai bambini cosa fossero le buone azioni. Ora vi consiglio qualcosa di simile. Dite a voi stessi: ogni giorno in cui non abbiamo fatto uno sforzo concreto per portare più calore, più bellezza nella nostra vita quotidiana, è un giorno perso!
“Highlights nonostante il Coronavirus!” potrebbe essere il motto, suggerisce la dottoressa Silke Schwarz.3 Propone di creare insieme ai bambini un diario dal titolo: “Il nostro ricco anno con il Coronavirus” (E forse diventeranno anche due anni …). Alexander Bartmann (vedi nota 2) raccomanda di fare alla fine di ogni giorno un bilancio: quali eventi, pensieri, azioni mi hanno tirato su, illuminato, alleggerito, accanto a tutte le cose deprimenti con le quali vengo costantemente confrontato? Ci sono così tante cose per le quali normalmente non c’è quasi mai tempo! Leggere ad alta voce, scrivere lettere (alla “vecchia” maniera, a mano), giocare insieme, cucinare, fare dei lavoretti, dipingere, fare giardinaggio (che riesce bene anche sul balcone), andare in bicicletta, andare in giro nel bosco… A proposito del bosco: ogni ora passata nella natura è cibo per l’anima! Ai tempi del Coronavirus, molti bambini passano ancora più tempo del solito in casa, e anche davanti allo schermo. Questo è deleterio per loro, non importa come lo si consideri.4
Ancora una cosa: non lasciate che la scuola si metta di traverso rispetto alla vostra decisione di fissare priorità pedagogiche. Per dirla tutta: scuola e pedagogia… raramente procedono insieme. Voi, care madri e cari padri, siete i primi responsabili dell’educazione! Non gli insegnanti, non lo Stato. Lo dice la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. E con buone ragioni. Se nelle circostanze date, già stressanti, il clima familiare viene ulteriormente avvelenato dallo stress scolastico, dovreste alzarvi in piedi e dire: “No, senza di noi!” Tutto il trambusto per il programma scolastico perso, che si suppone non possa mai essere recuperato, non è necessario, anzi veramente irritante.5 Il mio collega, il Dr. Marcus Fingerle, pedagogista curativo, filosofo e consulente di vita6, mi ha raccontato di una ragazza di sedici anni che, per settimane, stava seduta al computer fino a tarda notte cercando di imparare i contenuti delle lezioni, fino a che non era crollata con gravi attacchi di mal di testa, disturbi visivi, vertigini, nausea e crisi di pianto. Per essere onesti: quando sento cose del genere, mi infurio… (Marcus è stato chiamato su richiesta della ragazza e ora cercherà di fare in modo che lei sia sollevata per il momento da ogni pressione scolastica. Beh, avrebbero potuto pensarci prima.)
La mia collega Daniela Knobelsdorf 7 (assistente sociale nelle scuole e consulente pedagogica) a questo proposito fa notare che il Covid-19 è un problema globale. Gli studenti di tutto il mondo stanno perdendo lezioni! Questo non causerà certamente la fine del mondo.8
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Se non altro per il bene dei bambini, non dovremmo metterci in uno stato di costante agitazione, come molti stanno facendo in questo periodo. I bambini vogliono appoggiarsi agli adulti.
Soprattutto ora. Da tempo non era così importante praticare la serenità. Per questo ricordo ora la famosa Preghiera della Serenità di Reinhold Niebuhr: “Dio, concedimi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare le cose che posso, e la saggezza per discernere le une dalle altre”. Allora, cosa possiamo cambiare? Da oggi?
Una preghiera è una meditazione, non un semplice “borbottio” (come notò una volta Heribert Prantl).9 Non è necessario credere in Dio per pregare, ma si possono anche intendere le preghiere come momenti di raccoglimento interiore. Inizialmente la preghiera di Niebuhr può sembrare astratta. Ma, se si riflette più volte sulle parole, esse dispiegano un effetto tangibile.
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Voglio però aggiungere subito che sono consapevole della situazione in cui si trovano molte persone in questo particolare momento. C’è sempre un inghippo nella questione della serenità: proprio quando ne hai più bisogno, suona come una beffa sentirselo ricordare. Per i genitori il cui sostentamento sta per essere spazzato via, temo che la mia lettera possa non essere di grande aiuto. Dal punto di vista socio-politico, molte cose stanno andando male in questa crisi. Come sempre, sono le persone già svantaggiate ad essere colpite più duramente. (Dovrebbe scatenarsi una marea di proteste contro ciò e non contro gli sforzi dei politici e degli scienziati per salvare vite umane… anche se si può discutere se lo stiano facendo in modo saggio e adeguato). Ma questa lettera non è una dichiarazione politica, solo un tentativo (forse maldestro) di dare coraggio. Tuttavia, avrei la massima comprensione se genitori, immersi nell’acqua fino al collo, mi scrivessero: “Non abbiamo bisogno di consigli benevoli ora, signor Köhler, abbiamo bisogno di soldi e di sostegno pratico”.
Permettetemi tuttavia (da individuo che ha già vissuto giorni bui e che tuttora non guarda al futuro libero da preoccupazioni) di ricordare che si possono compiere piccoli miracoli se, invece di continuare a vagare ossessivamente in pensieri negativi, ci si chiede quali possibilità offra questo giorno, quest’ora, di trascorrere straordinari momenti di tranquillità e intimità con i bambini. Janusz Korczak ha formulato una Magna Carta dei diritti dei bambini.10 Il secondo paragrafo recita: “Ogni bambino ha diritto all’oggi”. Si potrebbe anche dire: “Ogni bambino ha diritto a noi oggi”. Korczak si occupò dei bambini gravemente traumatizzati nel ghetto di Varsavia e rimase sempre fedele ai suoi principi, anche in quelle terribili condizioni.
A volte si sente dire che sta crescendo una generazione traumatizzata per via delle misure relative al Coronavirus (distanziamento, restrizioni di contatto fisico, obbligo di mascherine). Metto in guardia da queste esagerazioni. Generazioni traumatizzate crescono in tempi di guerra. Le persone che lavorano con i bambini traumatizzati dei profughi conoscono la differenza tra trauma e insicurezza. Non è come se tutti o soltanto la maggior parte dei bambini delle società benestanti d’Europa fossero improvvisamente così disturbati da doverne sopportare le conseguenze per il resto della loro vita. Alcuni sono addirittura molto soddisfatti della situazione eccezionale. Un bambino di dieci anni si esprime così: “Spero che il Coronavirus duri a lungo. Ci dovrebbero essere sempre così tante vacanze. Finalmente ho abbastanza tempo per giocare. Mio padre è spesso a casa ora. Stiamo costruendo un castello di cartapesta. Papà racconta storie a me e a mia sorella ogni giorno”. I genitori del bambino hanno subito gravi perdite finanziarie e non sanno come andare avanti. Per questo prendono il loro compito educativo ancor più seriamente.
Riguardo alla scuola, il padre ha detto solo: “Finché non disturba la pace della famiglia…”. Daniela Knobelsdorf ritiene che un atteggiamento così sereno non sia molto comune al momento; lei, come assistente sociale lo può ben giudicare. Beh, ciò che non è, può ancora diventare. Chiedetevi sempre, cari genitori: come guarderanno tra qualche anno i nostri figli ai tempi del Coronavirus? Con timore, o forse addirittura con gratitudine?
Quanto un bambino soffra della crisi dipende, secondo l’opinione unanime di tutti gli esperti, in larga misura dall’ambiente familiare. Ma, ancora una volta, qui non si accusa nessuno! Alcuni genitori sono davvero in grande difficoltà, ed è fin troppo comprensibile che si crei in loro uno stato d’animo tetro. Eppure, care madri, cari padri: cercate di trarre il meglio dalla situazione! Accendete di luci l’oscurità! Per il bene dei bambini.
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Non c’è dubbio che molti bambini e adolescenti siano insicuri, alcuni sono addirittura completamente disorientati. Cos’è che li deprime? In parte l’ansia dei loro genitori, che si trasmette loro (questo è tanto più vero quando ci sono forti tensioni familiari); in parte è dovuto alle restrizioni dei contatti; in parte alla problematica combinazione di mancanza di movimento e consumo eccessivo dei media (che a sua volta porta a disturbi del sonno); in parte, come è già stato detto, allo stress da studio (che è aumentato in modo grottesco a causa dell’homeschooling); in parte al clima sociale avvelenato. Quest’ultimo non deve essere sottovalutato! I bambini hanno un intuito acuto per questo genere di cose. Le loro “antenne” arrivano molto lontano nel circondario.
Ovunque la crisi dovuta al Coronavirus sta mettendo le persone l’una contro l’altra. Ecco cosa vi consiglio: non lasciatevi coinvolgere!
E, naturalmente, molti bambini hanno paura che i loro genitori possano contrarre il Covid- 19, e nel peggiore dei casi, morire. Tuttavia, però, la probabilità statistica che si verifichi il caso più temuto è estremamente piccola. Solo pochissime persone sotto i 50 anni muoiono per un’infezione con il virus. Anche i decorsi gravi sono rari in questa fascia d’età. Così i bambini possono in tutta coscienza essere tranquillizzati che non devono preoccuparsi per i loro genitori, almeno non specificamente per il Covid-19. Il pericolo aumenta con l’età (il che è vero per quasi tutte le malattie). Non è facile, nella situazione attuale, rassicurare un bambino che è preoccupato per sua nonna o suo nonno.11 Tuttavia, anche tra gli anziani, la probabilità statistica di morire a causa del Covid-19 è solo leggermente più alta che nelle precedenti epidemie di influenza particolarmente virulente.12
Ma qui stiamo toccando una questione pedagogica di importanza generale. Si muore a causa di un incidente d’auto, d’infarto, di cancro, di vecchiaia, ecc. Ogni bambino prima o poi capisce che la morte è una compagna costante della vita; e che l’amore non offre non offre alcuna protezione contro di essa. Questa consapevolezza non è facile da digerire. Mio nipote di cinque anni è venuto a trovarmi di recente nel mio studio e mi ha chiesto bruscamente: “Quando morirai?” Chiaro e serio, il suo sguardo si è posato su di me. Ho risposto in modo schietto: “Aspetta e vedrai… Ma fino ad allora c’è ancora molto da fare”. E questo gli è bastato. Siamo stati in silenzio insieme per un po’. La morte è molto presente nella sua mente in questo momento. (A volte il silenzio è d’oro, e dare spiegazioni trasformerebbe l’oro in latta.)
La mia collega, la pedagogista curativa Katja Bach, ricorda: “Era un momento meraviglioso; ci trovavamo su una barca nel Mediterraneo: ho guardato profondamente negli occhi di mia figlia, era incredibilmente felice e piena d’amore. Poi lei, aveva allora otto anni, cominciò a piangere senza ritegno, gridando: Mamma, non voglio che tu muoia! Ero del tutto perplessa, non riuscivo a calmarla, nemmeno con la promessa che non avevo intenzione di farlo per il momento. Ho sentito il suo dolore e non ho potuto prometterle nulla, ma solo dirle della felicità che provavo, passando del tempo con lei. E che questa non poteva essere misurata. E sì, ho poi aggiunto, anche la mia vita finirà“.13 Katja consiglia un conforto semplice e discreto quando un bambino in lutto affronta il mistero della morte: “Tenete le braccia aperte, senza isteria, senza drammi”.
La consulente pedagogica Lilo Weiler porta un altro punto di vista al riguardo. Mi ha scritto: “Senza un’idea, per quanto vaga, di una dimensione spirituale della vita, non c’è risposta che dia conforto e fiducia al bambino”.14 Aggiungerei quanto segue: in ogni caso è naturale per i bambini aver presente una dimensione spirituale. Anche scienziati rigorosi non possono ignorare ciò.
Secondo alcuni studi circa il 90% di tutti i bambini del mondo (indipendentemente dal contesto culturale e sociale) crede nella pre-e-post esistenza dell’anima fino all’età di 10 o 11 anni. Questo cambia solo al passaggio della soglia della pubertà; solo allora sorgono dei dubbi (soprattutto nei paesi in cui prevale una visione materialista dell’essere umano). Quindi si può giustamente dire: la religiosità è innata, il materialismo è appreso. Da qui la mia raccomandazione: quando i bambini chiedono della morte, prima di rispondere, considerate la loro prospettiva. (Questa è comunque una regola d’oro della pedagogia: adottare la prospettiva del bambino). Ciò che voi stessi credete o che avete smesso di credere è qui irrilevante. Un buco nero da cui veniamo e in cui ritorniamo? Anime umane che pensano, sentono, sperano, amano e semplicemente cessano di esistere? Per i bambini ciò è del tutto incomprensibile. Anche coloro che hanno scelto il materialismo non dovrebbero turbare con questo i bambini. Non è una menzogna, ma un adeguamento, se, parlando con i bambini, si vuole prendere la loro prospettiva. Naturalmente, sarebbe un grande vantaggio prendere sul serio questa prospettiva, cioè non dare per scontato fin dall’inizio che sia irrealistica. Siamo onesti: cosa ne sappiamo? Forse gli adulti, sotto certi aspetti, stanno diventando sempre più stupidi, mentre si considerano sempre più ragionevoli. In effetti, ho il forte sospetto che sia proprio così.
Una delle mie figlie, ormai adulta, il suo nome è Michaela, quando aveva 6 o 7 anni, pretendeva da me qualcosa di impossibile. Mi aveva detto: “Promettimi che non morirai mai!”. Così come Katja ha descritto, anch’io non ho mai dimenticato quel momento. La mia risposta è stata all’incirca: “Tutte le persone ritornano in cielo prima o poi. Ma quando accadrà, sono sicuro che sarai già grande e sarai in grado di badare a te stessa. Allora sarà più facile separarsi. In ogni modo io continuerò a starti vicino dal cielo. Te lo prometto. Lo potrai sentire nel tuo cuore”. La prima parte della mia risposta (“Quando accadrà, sarai già grande”) esprimeva una speranza per la quale non c’era alcuna garanzia. E Michaela lo sapeva. Era comunque un po’ di conforto. Ma che dire della seconda parte della risposta? Non veritiera? Macché! Parlavo con una bambina! (E anche come terapeuta più e più volte ho parlato in questo modo, rivolgendomi a bambini in lutto, che avevano perso, o temevano di perdere, una persona cara). Per i bambini è chiaro come il giorno cosa significa “cielo” e “sentire nel cuore”. Non private i bambini di queste certezze!
Il Covid-19 ci pone insistentemente di fronte all’enigma della morte, che vorremmo invece tanto rimuovere. Credo che si tratti di un messaggio “segreto”, che la crisi ci vuole inviare. Ma di questo si dovrebbe parlare altrove e in un altro momento. Qui volevo solo esprimere: quando i bambini chiedono della morte (cosa che molti fanno di questi tempi), hanno diritto a due cose: per prima cosa all’onestà; per seconda al conforto. L’una non esclude l’altra. Il linguaggio “disincantato”, “disilluso” degli adulti è… sconfortante.
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Bambini in buona salute sono considerati potenziali trasmettitori del Covid-19.15 A scuola devono mantenere le distanze, indossare mascherine, non possono andare a trovare i nonni e non possono più abbracciare nessuno al di fuori della cerchia familiare più stretta. Nel lockdown è stato loro per lo più vietato di giocare con altri bambini. Molti sperimentano questa situazione come veramente oppressiva. E, naturalmente, chiedono: Perché?
Che cosa significhi “contagio”, i bambini lo capiscono presto, almeno approssimativamente. Mi sento male, ho il raffreddore, mal di gola, tosse, e questo a volte si trasferisce ad altre persone, attraverso il respiro o il contatto fisico. Ma provate a spiegare a un bambino piccolo che persone sane possono trasmettere malattie a persone sane! Esistono “corsi di base” sui virus, confezionati a misura di bambino, sia questa reale o presunta. Per esempio, i libri illustrati Corona – il virus spiegato ai bambini (di Priska Wallimann e Marcel Aerni) eWilli Virus (di Heidi Trpak). La Fondazione Lesen elenca molte offerte interessanti per insegnare ai bambini le basi della crisi del Coronavirus.16 Kaja Bach mi ha indicato il programma televisivo Die Sendung mit der Maus. (Le sono piaciuti alcuni dei contributi di Ralph Caspers, perché erano oggettivi e tranquilli). Fatevi un’idea vostra, cari genitori. Voglio solo sottolineare che a volte è sufficiente dire: “Caro bambino, tutto questo è difficile da capire, ma non preoccuparti, ce la caveremo bene, finché questo strano tempo non sarà finito”. Vedete, i bambini presumono che i loro genitori ne sappiano più di loro.
Questo non li disturba affatto, anzi, dà loro un senso di sicurezza. A condizione, ovviamente, che i genitori riescano a mantenere la calma. Quest’ultima è molto più importante di qualsiasi “lezione chiarificatrice” su quanto accade biologicamente quando una malattia si diffonde. Come tutti sanno, la conoscenza dei fatti non aiuta necessariamente contro la paura, lo fa invece la sicurezza.
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Sotto la guida della Dr. Silke Schwarz e del Prof. Dr. David Martin, l’Università di Witten/Herdecke sta conducendo uno studio sulla tollerabilità dell’uso della mascherina nei bambini.17 I primi risultati (inizio 2021) riportano: molti bambini hanno lamentato disturbi; i più frequentemente menzionati sono stati: irritabilità, mal di testa, difficoltà di concentrazione, minore allegria, riluttanza ad andare a scuola o all’asilo, malesseri, difficoltà di apprendimento, sonnolenza/stanchezza. Gli autori dello studio raccomandano (riportato in breve): 1) I bambini che hanno problemi con la mascherina dovrebbero essere presi sul serio e non esclusi socialmente o messi sotto pressione. 2) Gli effetti collaterali nei bambini dovuti all’uso della mascherina devono essere chiariti a fondo. 3) Ciononostante, le regole (distanziamento, igiene, uso della mascherina, areazione) dovrebbero essere seguite, ovunque possibile. 4) Per il benessere dei bambini, genitori, insegnanti ed educatori dovrebbero trasmettere un atteggiamento positivo nei confronti della mascherina. (Dobbiamo sempre tenere a mente: i sentimenti negativi delle persone di riferimento più vicine ai bambini possono causare in loro disturbi non solo mentali, ma anche fisici. In effetti, questo accade spesso. È solo nella prepubertà che queste risonanze immediate si attenuano gradualmente).
Condivido le indicazioni dello studio di Herdecke.18 Anche voi, cari genitori, potete far riferimento a questo. Ma, per favore, non per motivi ideologici, solo se si manifestano effettivamente dei disturbi nel vostro bambino. Se questo è il caso, consultate un medico. I certificati di esenzione dalle mascherine non devono essere ignorati.19 (Una parola ai medici: per favore, non emettete certificati di compiacenza! Questo svaluta i certificati necessari dal punto di vista medico e suscita sfiducia). Non vi è alcun obbligo per i bambini in età prescolare di indossare mascherine. Gli scolari intolleranti alla mascherina, che sono certificati dal punto di vista medico, necessitano di misure speciali.20 Se vogliono andare a scuola, deve essere loro permesso di farlo. (Alcuni preferirebbero rimanere a casa. Anche questo dovrebbe essere concesso, se possibile).
Per maggiori informazioni sui rischi collegati all’uso della mascherina, consiglio di leggere il blog Kinder verstehen di Herbert Renz-Polster, un pediatra assolutamente affidabile che ha pubblicato molti libri eccellenti.21
A proposito: ci vuole un po’ di tempo per abituarsi alla mascherina. Il fastidio iniziale a volte si attenua dopo qualche giorno. E non tutte le sensazioni di disagio che si manifestano in relazione al suo utilizzo possono essere ricondotte ad essa. Inoltre, il Covid-19 nei bambini è solitamente asintomatico e non pericoloso. E questo nella maggior parte dei casi anche, come già detto, nella fascia d’età sotto i 50 anni. Il rischio aumenta significativamente nelle persone dai 50 ai 70 anni, specialmente se queste hanno patologie pregresse. Diventa davvero pericoloso dai 70 anni in su.22 A quel punto quasi tutti gli insegnanti ed educatori sono già andati in pensione. In breve: né i bambini, né i loro genitori, né il personale scolastico appartengono alle categorie a rischio. Che gli asili e le scuole possano diventare comunque dei focolai resta controverso. (Dopo aver esaminato gli studi, direi che la risposta tende ad essere positiva. Una cosa è certa: il virus può essere portato fuori dalla scuola o dall’asilo alle persone a rischio. Ecco perché le regole – distanziamento, igiene, uso della mascherina, areazione – sono importanti. Ma questo non è un motivo per fare pressione o escludere i bambini che hanno problemi con la mascherina).
Diversi educatori mi hanno riferito che i bambini sotto i tre anni sono particolarmente irritati, quando gli adulti indossano le mascherine. Bambini normalmente molto socievoli cercano il contatto visivo molto meno spesso e manifestano comportamenti quasi autistici. Ciò non deve sorprendere, se si sa come i bambini piccoli comunicano, come imparano a parlare, quale ruolo gioca l’espressione del volto di chi li accudisce. Se i volti sono mascherati, è possibile “leggervi” solo in misura molto limitata. Gli educatori sono anche tenuti ad evitare il contatto fisico, se possibile! Uno stato di cose altamente insoddisfacente, questo va detto chiaramente.
D’altra parte, circolano paure esagerate. Chi sostiene che, a causa della crisi del Coronavirus, sta crescendo una generazione di persone gravemente disturbate nel contatto fisico, ha perso la misura.23 Non si deve credere che sia scoppiata una guerra. La crisi passerà. E non siamo condannati all’inattività. Per quanto riguarda la spiacevole situazione degli asili: ora, cari genitori, molto dipende da voi! Date ai vostri figli a casa sufficiente attenzione e contatto fisico; non è la quantità che conta, ma la qualità. Venti minuti più volte al giorno di intima vicinanza e di attenzione totale per il bambino sono più importanti di intere giornate in cui si è fisicamente presenti, ma per il resto costantemente distratti.
E spegnete lo smartphone! È terribile quando un tale dispositivo interrompe costantemente la comunicazione tra madre e figlio, padre e figlio. Lo osservo spesso e vorrei intervenire ogni volta.
Storie e canzoni dal lettore CD? Non prima dei 4 anni, se proprio deve essere. Occasionalmente. Ma anche in questo caso vale quanto segue: i bambini hanno bisogno soprattutto della voce, del sorriso, dello sguardo della madre, del padre, rivolto verso di loro. Il suono in scatola non può sostituire tutto ciò. I bambini piccoli non devono comunque stare davanti a uno schermo. I giochi al computer (anche quelli pubblicizzati come “pedagogicamente validi”) sono veleno nella prima infanzia.
In seguito alla crisi del Coronavirus stiamo vivendo una potente spinta alla digitalizzazione, che porta profitti da sogno alle aziende high-tech, ma un sacco di problemi ai bambini e ai giovani. È per questo diventato ancora più importante che voi, cari genitori, acquisiate delle conoscenze di base sulle tematiche riguardanti l’educazione ai media e la competenza nel loro utilizzo. Ecco riferimenti bibliografici utili: Struwelpeter 1-2. Una guida per genitori attraverso la giungla dei media (Pubblicati dalla Federazione delle Scuole Waldorf). Opuscoli facili da capire, chiari e pratici.
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Come già detto, i miei colleghi ed io siamo preoccupati che molti scolari (compresi gli adolescenti) siano sovraccaricati dalle lezioni sullo schermo che si tengono a casa. Si lamentano di mancanza di concentrazione, mal di testa, esaurimento, disturbi visivi, insonnia e altri malesseri. Stiamo parlando di ragazzi, dei quali non si può certo dire che siano in guerra con il computer; a partire da una certa età, questo fa semplicemente parte della vita delle generazioni di oggi. Ci sono dei pericoli, lo so (per questo ho dato sopra riferimenti bibliografici), ma la maggior parte dei ragazzi se la cava abbastanza bene, sempre che i loro genitori siano attenti e stiano loro vicini.24 Tuttavia, dalla crisi del Coronavirus è emerso un miscuglio insidioso. Le attività ricreative fuori casa sono state quasi del tutto soppresse, i contatti sociali ridotti al minimo; inoltre, in molte famiglie regna una certa atmosfera di sconforto. Tutto questo incoraggia a un consumo eccessivo dei media, come dimostrano gli studi. E poi ci sono ore e ore di lezioni digitali ogni giorno, con insegnanti irritati e alunni demotivati, che si tengono solo per raggiungere gli obiettivi fissati dallo Stato.25
I bambini e gli adolescenti hanno bisogno di tempo dedicato ad attività salutari, interiormente rigeneranti e rilassanti. E hanno bisogno di movimento. Questo è vero sempre, ma è particolarmente vero ora, durante la crisi del Coronavirus, che potrebbe protrarsi ancora per mesi. Perché è così importante, vale la pena ripeterlo: andare a passeggiare, fare rifornimento di luce del sole, respirare l’aria del bosco, fare brevi giri in bicicletta, cucinare, fare torte, fare giardinaggio, realizzare piccoli lavoretti, dipingere, cantare, ascoltare storie, scrivere lettere (e non e-mail, tanto per cambiare) … Queste cose sono veramente più importanti ora, più che letteralmente “aspettare seduti” che la crisi finisca, magari davanti a uno schermo. Peraltro questo è anche valido da un punto di vista immunologico e psico-immunologico.26
Cari genitori, per il bene dei vostri figli, date al corso della giornata e della settimana una struttura flessibile che non sia dettata dall’esterno, ma piuttosto riempita dall’interno. Si tratta di configurare la vita insieme, invece di lasciarla passare in modo monotono fino a quando alla fine tutto ritornerà al suo corso normale. (Pensiamoci: il “corso normale” forse non è stato sempre così fantastico…) Rituali sensati possono far superare i momenti difficili, questo è noto, viene spesso detto, ma raramente lo si prende a cuore.
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I bambini non dovrebbero rimanere più di 30 minuti davanti al computer, gli adolescenti al massimo un’ora. Poi dovrebbero fare una pausa, nella quale, come ho già detto, il movimento è molto importante, anche se non c’è la possibilità di uscire di casa. La mia collega Eveline Lied, pedagogista curativa,27 raccomanda alcuni esercizi di rilassamento:
1) Mettiti in punta di piedi. Allunga le braccia e le mani verso l’alto come se stessi raccogliendo ciliegie da un albero alto. Continua ad allungarti e allungarti, poi pffft… rilasciati (come si fa uscire l’aria da un palloncino). Ripeti questo più volte. Puoi anche fare l’esercizio da sdraiato. (Aiuta contro l’irrequietezza, il nervosismo e l’ansia, migliora la consapevolezza corporea. Le tensioni si sciolgono.)
2) Davanti al PC, di tanto in tanto strofina i palmi delle mani insieme finché non diventano caldi e poi mettili sugli occhi chiusi per tutto il tempo che ti fa stare bene. Puoi anche mettere le mani calde strofinate sul plesso solare, ancora con gli occhi chiusi. Prenditi il tuo tempo. (Aiuta contro i mal di testa incipienti, migliora la consapevolezza corporea, calma il respiro.)
3) Picchietta tutto il corpo con i palmi delle mani per fare un automassaggio. Poi massaggia la testa con la punta delle dita, tamburellando sul cuoio capelluto come se fossero gocce di pioggia. Ripeti più volte. (Stimola la circolazione del sangue, migliora la consapevolezza corporea.)
In generale, Eveline consiglia anche di spalancare di tanto in tanto le finestre, di saltare sul posto, tenendo le braccia completamente sciolte.
Vorrei aggiungere due esercizi che si sono dimostrati validi anche nella pedagogia curativa:
1) Metti delle scarpe robuste. Tieni in equilibrio un libro sulla testa e cammina con attenzione qualche passo con le braccia allungate di lato. Prenditi il tuo tempo. Stai dritto e cammina a testa alta. È una sensazione straordinariamente piacevole. (Non fare caso se il libro scivola giù all’inizio. Hai bisogno di un po’ di esercizio). Poi sali su un tavolo basso e salta giù in modo tale da arrivare a terra con entrambi i piedi contemporaneamente. Ripeti questo più volte. (Favorisce la concentrazione.)
2) Posizione di partenza: accovacciato, schiena curva, braccia penzoloni, spalle penzoloni, testa penzoloni in avanti. Premi le gambe al rallentatore. La schiena rimane ricurva, le braccia, le spalle e la testa continuano a penzolare senza forza. Resta così per cinque secondi. Poi raddrizza lentamente la colonna vertebrale. Le braccia, le spalle e la testa continuano a penzolare senza forza. Resta così per cinque secondi. Ora lentamente (molto lentamente) solleva la testa. Spalle e braccia continuano a penzolare senza forza. Resta così per cinque secondi. Poi tendi le spalle, allarga le braccia e riuniscile sopra la testa con le mani aperte verso l’alto fino a che le punte delle dita si toccano. Mentre sollevi le mani, mettiti in punta di piedi. Resta così per cinque secondi. Poi batti entrambi i piedi più volte e scuoti tutti gli arti. (Migliora la condizione generale, aiuta contro l’irrequietezza.)
Si raccomandano anche lo yoga e il training autogeno. Due riferimenti bibliografici: Thomas Bannenberg, Yoga per bambini, GU-Verlag; e: Karl-Heinz Behringer, Nicole Rösch: Training autogeno con i bambini. (Beltz- Verlag). Eveline Lied sa anche molto sull’Aikido.
Cari genitori, allontanate ogni tanto vostro figlio dal PC e massaggiategli il collo e le spalle. Anche i pediluvi hanno un buon effetto. Quello che molte persone non sanno è che stare seduti davanti allo schermo di un computer per ore e ore compromette la consapevolezza corporea del bambino, il senso del movimento e il senso dell’equilibrio, che a sua volta porta all’ansia. Anche la capacità di ricordare ne risente.
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Come assistente sociale nelle scuole, Daniela Knobelsdorf28 ha molte opportunità di parlare in modo confidenziale con i giovani che hanno avuto un crollo. Risulta evidente che spesso c’è un deficit di comunicazione. I giovani non sempre vogliono essere messi davanti al fatto compiuto quando si tratta di affrontare la crisi. Un allievo ha letto la bozza della presente lettera e ha commentato così: “Sarebbe bello se i miei genitori mi coinvolgessero di più, in modo da poter riflettere insieme su come tutti i membri della famiglia possano avere ciò di cui hanno bisogno. In generale, vorrei vedere più fiducia da parte degli adulti. I giovani potrebbero certamente portare delle idee costruttive. Dovete solo chiedere a loro. Come se non fossimo capaci di gestire la situazione in modo responsabile”. Quindi: tenete regolarmente riunioni di famiglia sul Coronavirus… con i giovani! Ascoltateli! (Anche ogni scuola dovrebbe avere queste consulti).
Daniela, lei stessa madre di due figlie, mi ha chiesto di suggerire a voi, cari genitori, di unire le forze con altre famiglie per superare al meglio la crisi nel rispetto delle normative!
Questo è un suggerimento molto importante. Si dovrebbero formare delle “partnership del Coronavirus”. Daniela ha condiviso la settimana con un’altra giovane madre. “Una cucina e si prende cura dei bambini, l’altra può andare a lavorare in pace. E questo alternandosi. I bambini fanno i compiti insieme e poi vanno a giocare. Tutto sommato, è una bella collaborazione”. Aggiunge che farsi degli amici è comunque immensamente importante ora, per i bambini, per gli adolescenti e per gli adulti.
Rompiamo l’isolamento! Questo può essere fatto anche nel rispetto delle regole di distanziamento e di igiene. Le crisi sono opportunità, si dice spesso. Forse la più grande opportunità nella crisi del Coronavirus sta nel ricordarsi il valore di un’amicizia vissuta.
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Questo può essere sufficiente per oggi. Molti suggerimenti importanti possono essere trovati negli opuscoli Eltern-Wissen in Corona-Zeiten I u. II (Konflikt-Kultur Freiburg / AGJ- Associazione per la prevenzione e la riabilitazione dell’Arcidiocesi di Freiburg). Lo ha portato alla mia attenzione il mio collega Dietmar Derrez (arteterapeuta, assistente sociale nelle scuole) mentre stavo lavorando a questa lettera.29
Si possono giudicare le azioni dei politici in modo molto diverso, ma quello che si deve fare per superare bene la crisi con i bambini non ha niente a che vedere con la politica. Anche la controversia scientifica sulla giusta strategia d’azione nella pandemia dovrebbe essere lasciata fuori da questo. Dopotutto, ce n’è davvero abbastanza da strapparsi i capelli; punti di vista completamente inconciliabili si scontrano, e gli avversari hanno solo una cosa in comune: fanno tutti riferimento a studi scientifici. Cosa ne consegue? Le frasi che iniziano con le parole “Da un punto di vista scientifico…” non sono necessariamente frasi veritiere. In realtà, questo è noto da molto tempo, ma al momento ne siamo toccati ogni giorno. Probabilmente ci vorranno decenni prima che venga fatta un po’ di chiarezza sulle nuove minacce virali e su come affrontarle adeguatamente.
Mi sembra fondamentale che non si cada in un allarmismo, in un catastrofismo fuori luogo. Le costanti informazioni dei media che ci riempiono di ” novità ” sul Covid-19 (raramente sono veramente ” novità “) sono altamente frustranti. Ci si dovrebbe concedere qualche giorno di astinenza alla settimana. Lo spettro deve essere a volte cacciato di casa. Fate discorsi in cui il Covid-19 non compare affatto!
Tre cose soprattutto aiutano contro la paura e i sentimenti di impotenza: primo, prendersi cura l’uno dell’altro; secondo, inserire l’arte nella vita quotidiana;30 terzo, creare uno spazio interiore per pensieri luminosi e caldi. Forse qui si può trovare un’opportunità della crisi: che pensieri pieni di luce, caldi, cioè che aprono al futuro, siano di nuovo più apprezzati di quanto lo siano stati negli ultimi 30 anni. Un altro mondo migliore è possibile. Per i nostri figli e nipoti. Come potete notare, cari genitori, qui è un ottimista che parla. (Ma un ottimista che conosce bene la tristezza).
Calore sociale e bellezza sociale…queste sono le parole magiche! *
P.S.
Mentre scrivevo questa lettera, si moltiplicavano messaggi di colleghi e amici, preoccupati perché più la crisi durava, più giovani si trovavano in difficoltà animiche, arrivando persino a pensieri di suicidio. I sondaggi lo confermano, e lo sperimentiamo anche noi. Molti adolescenti si sentono soli nella situazione di crisi del Coronavirus e si rendono conto (con grande stupore) che i social, in tale situazione, sono loro di scarsa utilità. Lo stress da studio si aggiunge al tutto, in un’atmosfera di ansia onnipresente. Quindi non stupitevi se i giovani organizzano di nascosto riunioni, nei boschi o in qualche scantinato, solo per riconquistare un pezzetto di “normale giovinezza”!
È necessaria un’offerta capillare di servizi di consulenza per i giovani. Dovrebbero anche essere date loro possibilità di attività ricreative in piccoli gruppi, naturalmente tenendo conto delle misure igieniche richieste. Inoltre, si dovrebbe riconsiderare se le chiusure delle scuole siano davvero necessarie da un punto di vista epidemiologico. Il benessere dei giovani non può non interessare i responsabili!
Così alla fine ora ho fatto una piccola dichiarazione politica! Noi consulenti e terapisti possiamo solo essere a disposizione dei giovani come interlocutori, se questi lo desiderano, e dare loro qualche suggerimento. Per il resto abbiamo le mani legate.
*
Qualche parola ai giovani
Certo, voi detestate che gli adulti vi assillino con consigli sensati. Ma è esattamente quello che voglio fare. E il mio consiglio non è nemmeno particolarmente intelligente, ma in realtà molto ovvio e semplice. C’è, naturalmente, un problema: a volte è così difficile trovare il coraggio di fare le cose ovvie che si riconoscono come giuste. (Chi non si è mai trovato in questo dilemma può farsi avanti, io no).
In questi tempi difficili, ci sono quattro cose da non trascurare:
1) Staccatevi dal PC ogni tanto, avete bisogno di fare movimento! Preferibilmente fuori, preferibilmente nella natura. Nessuna legge, nessun regolamento dice il contrario. Potete anche provare alcuni esercizi da fare a casa nella lettera ai genitori…
2) Dovreste coltivare le amicizie, ora più che mai. Telefonate, skype, e-mail, certo, un elogio alla tecnologia! Ma credetemi, c’è anche qualcosa di molto speciale nello scrivere vere lettere alle persone a cui si tiene. Le lettere scritte a mano sono spesso conservate e apprezzate. Leggo ancora, da settantenne, le lettere che la mia amata cugina mi ha scritto circa 55 anni fa. – Si può anche fare letteratura insieme, come scrivere racconti di fantasia, questo anche online. Chi lo sa, può darsi che più tardi questo si trasformi in un libro pubblicato in proprio. (Devo questa idea a due ragazze sedicenni. L’hanno fatto davvero, anche se prima della crisi del Coronavirus). Inoltre, incontratevi con gli amici! Intendo dire “dal vivo”. Per fortuna, non è proibito del tutto. Scoprite quali sono le regole vigenti (cambiano continuamente) e usate gli spazi ancora liberi per fare qualcosa insieme, in due, in tre, a seconda dei casi. Un picnic al sole, una passeggiata nel bosco, un breve giro in bicicletta (il tutto nel rispetto delle regole di distanziamento e di igiene, ovviamente)… questo vi solleverà il morale. Garantito.
3) Potreste pensare a cos’altro ha da offrire l’arte. Prendete dell’argilla, della pietra ollare o degli utensili per dipingere e dateci dentro! Niente può andare storto. Si possono anche fare meravigliose sculture o collage con pietre, rami, pezzi di vetro e così via. Scrivete poesie! Componete canzoni! Lasciate che buoni amici vi partecipino, non dovrebbe essere un problema, siete tutti maniaci del PC, bravi nell’inviare video, foto ecc. Mettetevi semplicemente in contatto con gli artisti, saranno felici di darvi consigli.
4) Cibo per lo spirito. Il cibo scolastico, anche se a volte difficile da digerire, non è generalmente molto nutriente, se posso dire la mia. Scoprite il mondo della letteratura! Sto parlando della vera buona letteratura: prelibata ma anche appassionante. Leggere è un po’ passato di moda da quando tutto il mondo guarda solo film, ma si può fare qualcosa di tanto in tanto che non tutti necessariamente fanno. Inoltre, ci sono gli audiolibri. Fatevi consigliare da librai o altri intenditori di letteratura.(Cercate su Google “Litera-Dur, classici e novità nella letteratura per i giovani”) Sono sicuro che puoi fare qualcosa anche con opere filosofiche se qualcuno ti aiuta a trovare quella giusta. (Cerca su Google “Litera-Dur, classici e nuove uscite nella letteratura per i giovani”) Sono sicuro che potete cavarvela bene anche con testi filosofici, se qualcuno vi aiuta a trovare quelli giusti. Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder è diventato famoso. Vi consiglio inoltre: Valentin Wember, Dalla volontà alla libertà. Una filosofia della gioventù. Se siete entusiasti, scrivete a me e ai miei colleghi e organizzeremo con voi un workshop di filosofia online su temi come l’amore, la libertà, la dignità umana, la paura, il bene e il male, la natura e la tecnologia, ecc.. Oppure potete farlo voi stessi.
E allora: non fatevi prendere in giro, emergenza Coronavirus o no!
Restare in movimento, fisicamente e mentalmente, coltivare amicizie, essere creativi… nessuno ce lo può impedire. A parte questo, abbiamo adesso tutti bisogno di molta pazienza e di un sacco di buone idee.
Aprile 2021
Henning Köhler
(Per gli amici dell’Istituto Janusz Korczak)
Henning Köhler è mancato inaspettatamente giovedì 8 aprile 2021.
I collaboratori dell’Istituto Janusz-Korczak pubblicano questo testo di Henning Köhler postumo e continuano a lavorare nel suo spirito.
Janusz-Korczak-Institut
Plochinger Str. 14
72622 Nürtinger www.jk-institut.de
Pubblicato in italiano su “Arte dell’educazione”, anno XXV, I semestre 2021
Traduzione di Antonia Grasso
NOTE
1 L’insoddisfazione ha ragioni molto diverse. Alcuni chiedono un intervento dello Stato più duro, altri il contrario, altri criticano l’ingiustizia sociale o le misure singole o le omissioni di chi ha la responsabilità politica.
2 Alexander Bartmann, uno dei primi lettori di questa lettera, ha notato che manca un’idea guida per superare questa crisi e le crisi simili che seguiranno. Sono d’accordo con lui. Per sviluppare una tale idea guida, avremmo bisogno di più democrazia, più apertura e pluralità nel discorso scientifico, e una nuova cultura del dialogo.
3 Ho chiesto ad alcuni colleghi/e e compagni/e stretti, tra cui Silke, suggerimenti per questa lettera ai genitori.
4 Cfr: Erziehungskunst, marzo 2021, Colonna K.
5 Cfr: Erziehungskunst, aprile 2021, Colonna K.
6 Vedi nota 3
7 Vedi nota 3
8 Non di meno, dobbiamo stare attenti al fatto che singoli bambini possano trovarsi in grandi difficoltà e considerare come il loro svantaggio possa essere compensato rispetto a eventuali esami.
9 Heribert Prantl, Die Versuchung, Süddeutsche Zeitung, 26.02.2021
10 Janusz Korczak (1878-1942), medico ed educatore, si recò volontariamente nel campo di concentramento di Treblinka assieme agli orfani ebrei a lui affidati e vi perì. Per me, è una stella cometa. Il suo libro Come amare un bambino può essere di grande utilità, soprattutto ora nella crisi del Coronavirus.
11 Le nuove mutazioni del virus che sono apparse nel corso dei mesi sembrano rappresentare un rischio maggiore per le persone sotto i 50 anni. Inoltre, devono essere considerati i decorsi di “long Covid”: sintomi persistenti, a volte gravi, dopo sintomi inizialmente lievi. Qui, i medici sono ancora di fronte a un enigma. Ciononostante, uno sguardo alle statistiche (eccesso di mortalità in cifre assolute) può ancora essere utile contro le paure esagerate. Questo vale anche per eventuali gravi danni da vaccino. Infatti, gli effetti a lungo termine dei nuovi vaccini non sono ancora stati sufficientemente studiati.
12 Lo dobbiamo anche alle misure adottate per combattere le epidemie. Tuttavia, deve essere aggiunto: inutilmente molti anziani muoiono non per il Covid-19, ma per i trattamenti medici (intubazione prematura) e/o per essere stati sottoposti a una vera e propria tortura dovuta all’isolamento. La critica a tutto ciò sta diventando sempre più forte.
13 Vedi nota 3
14 Vedi nota 3
15 Che sia giusto o no, è discutibile. Le opinioni divergono su questo. Tendo a pensare che ci sia poco pericolo da parte dei bambini.
16 https://www.stiftunglesen.de/aktionen/vorlesen-corona/corona-erklaeren
17 www.co-ki-masken.de Articolo: Schwarz, S., Jenetzky, E., Krafft, H. et al. Coronakinderstudien „Co-Ki“: erste Ergebnisse eines deutschlandweiten Registers zur Mund-Nasen-Bedeckung (Maske) bei Kindern. Monatsschr Kinderheilkd (2021). https://doi.org/10.1007/s00112-021-01133-9
18 Gli studi scientifici sul danno o il beneficio di indossare maschere sono contraddittori. Ognuno sceglie ciò che si adatta alle proprie opinioni preconcette. In ogni caso: togliere la mascherina quando non è assolutamente necessaria!
19 Sono esenti (dall’obbligo di indossare una protezione bocca-naso), tra gli altri, coloro per i quali ciò non è possibile per motivi di salute, che devono essere resi visibili in modo adeguato”. (Decreto del Wissenschaftlicher Dienst des Deutschen Bundestages, 2020.)
20 Dovrebbero bastare dispositivi di purificazione dell’aria, che però devono raggiungere qualitativamente alti standard, le regole di distanziamento ed eventualmente pannelli in plexiglass sui banchi di scuola.
21 https://www.kinder-verstehen.de/mein-werk/blog/dringend-zu-klaeren-sind-gesichtsmasken-fuer-kinder
22 Naturalmente, non posso escludere con certezza che si presentino nuove mutazioni del virus, che costituiscano un pericolo significativo per le persone più giovani o addirittura per i bambini e gli adolescenti.
23 Ci sono altri fattori che giocano un ruolo molto più negativo delle restrizioni riguardanti il contatto fisico e l’uso delle mascherine. I nuovi media, per esempio. Il “collasso climatico nello spazio relazionale”, come ha detto una volta Felicitas Vogt, combinato con lo smantellamento delle conquiste delle comunità solidali. I bambini di oggi stanno crescendo in un’era di ghiaccio sociale. Si stanno congelando. Creiamo luoghi di calore sociale! Difendiamo le persone svantaggiate! Educhiamo i nostri figli in questo spirito! Il Covid-19 non può impedirci di farlo.
24 Dalla prospettiva di una pedagogia dell’adolescenza, il tema dei media è uno dei più delicati, perché molti giovani non vogliono più sentirsi dire cosa fare dai loro genitori. Ma di questo si dovrebbe trattare in un altro momento. Le scuole farebbero bene a organizzare workshop per i giovani con esperti dei media giovani e critici (per esempio il Chaos Computer Club).
25 Opportunità ricreative sensate dovrebbero ora essere in cima alla lista degli aiuti governativi per i bambini e i giovani. Arti e mestieri. In piccoli gruppi e, naturalmente, nel rispetto delle norme igieniche. Soprattutto le famiglie socialmente deboli sarebbero aiutate da ciò. E invece, i centri culturali per bambini e istituzioni simili devono chiudere.
26 La psico-(neuro-)immunologia si occupa delle connessioni tra il sistema immunitario e la psiche. Discipline strettamente correlate sono la ricerca sulla resilienza e la salutogenesi.
27 Vedi nota 3
28 Vedi nota 3
29 Vedi nota 3
30 Ognuno dovrebbe, se possibile, concedersi del tempo per l’attività artistica, ma anche per la lettura di buona letteratura (o la lettura reciproca), l’ascolto della musica, ecc.. È qui che i nuovi media tornano utili. Si possono visitare mostre d’arte, prender parte a letture o concerti online, guardare film di alta qualità (invece di essere sommersi giorno dopo giorno dalla stessa robaccia di serie.