ECCE Link – Riflessioni su passato, presente e futuro
Articolo pubblicato su “ECCE Link” n.33 – bollettino di ECCE (European Cooperation for Curative Education and Social Therapy)
di Luisa Valeria Sapia
Il tempo attuale ci vede coinvolti in un’esperienza che accomuna fortemente tutti gli esseri umani: la presenza della pandemia da Covid-19 e le sue numerose e inevitabili conseguenze che toccano tutti gli ambiti della vita umana. Osservare la situazione da questo punto di vista – la condivisione – ribalta sorprendentemente la prospettiva attuale e il reale vissuto di ognuno di noi. L’esperienza che, infatti, ci accomuna é quella di fragilità, disorientamento, mancanza di una solida base e di un appiglio verso il futuro, ma anche di isolamento (fisico ed animico), difficoltà, incertezza, paura. La dinamica interiore ed esteriore ci appare come una tensione fra polarità estreme e ci ostacola nel poter sperimentare una qualsivoglia condivisione o sentimento di collegamento, lasciandoci soli e profondamente toccati.
Nel lavoro della nostra Associazione abbiamo cercato di dare vita a momenti di riflessione, volti a tessere nuovamente una rete con tutti coloro che si sentono collegati alla Pedagogia Curativa ed alla Socioterapia, proponendo un calendario di incontri su Zoom.
Il primo incontro, svoltosi nel mese di Giugno, ha avuto un titolo emblematico: “La fragilità del presente”. Sperimentiamo il tempo presente come un momento di estrema fragilità, in cui il collegamento con il passato e lo sguardo verso il futuro vacillano; essere nel momento presente é quanto mai difficile, ma é proprio ciò che ci viene richiesto di imparare, “senza alcuna certezza nel futuro”, sviluppando una presenza consapevole, attraverso un continuo processo di autoeducazione. Se, infatti, da un certo punto di vista, la tendenza del momento attuale é di separare e livellare le individualità, ci é richiesto un gesto interiore di cura per preservare e valorizzare l’unicità di ogni essere umano.
L’incontro con le persone dai bisogni specifici porta sempre con sé l’esigenza di sviluppare uno sguardo aperto e l’attitudine a creare uno spazio interrogante, in cui l’altro possa manifestarsi, ed é questo il gesto fondamentale che, nonostante le difficoltà oggettive sempre più grandi, va preservato e coltivato con fiducia. Appare oggi quanto mai vero e urgente ciò che Karl König affermava, e cioè che la pedagogia curativa é un’attitudine umana, che può offrire aiuto e cura laddove l’individualità umana sia sotto attacco: condizione che “é il destino oggi di ogni essere umano”.
Laddove la possibilità di educare sembra ostacolata o compromessa e quella di curare e sviluppare una sana vita sociale un pericolo, la fiducia nelle forze di risanamento dell’infanzia, da una parte, e la cura dei piccoli gesti, dall’altra, appaiono come l’unica strada possibile, per una cura dell’umano in noi, come risuona nelle parole del dott. Leonelli – che hanno ispirato il secondo incontro Zoom – “nella cura dei passaggi sta la nostra umanità”.
Il lavoro nelle scuole e nelle comunità diurne o di vita ha dovuto trasformarsi e lo sta continuamente facendo. La nota dominante e necessaria del distanziamento e della limitazione alla condivisione (di spazi, di oggetti) ha portato a sviluppare nuove modalità, spesso sofferte, in cui sia possibile vivere un’esperienza di calore e riconoscimento, nel tentativo di travalicare le limitazioni fisiche e rivolgersi al nucleo individuale e dunque spirituale dell’altro – tema che farà da filo conduttore per il nostro prossimo incontro zoom di Novembre.
Certo, va osservato che la disabilità rischia di diventare sempre più invisibile e confinata, soffocata da protocolli fin troppo rigidi e regole mutuate da altri contesti, in una situazione globale in cui le disuguaglianze sociali aumentano a dismisura ed evolvono rapidamente. Ci si domanda anche come far fronte alle necessità di bambini e adolescenti, sempre più confinati in spazi (non solo fisici) in cui é difficile trovare nutrimento per la vita dell’anima.
E’ dunque il vissuto di essere alla soglia che ci accomuna come umanità, e ci chiama a dare valore alla cura del piccolo o del piccolissimo, intesi come luminoso distillato di intenti, colmi di forze del cuore.